Esistono i Clasico e il Superclasico noi abbiamo il Tritolclasico. Deve aver visto qualche partita perché ci vuole una settimana per leggerlo tutto. Divertitevi.
Questa settimana nessuno ha bussato furioso alla mia porta. Eppure sul gol di Ruidiaz dell’Universitario ho urlato parecchio. Anche qui non per ragioni di tifo, ma perché Andy Polo, classe 1994, nel giorno del suo compleanno ha fatto un’azione pazzesca prima di dare l’assist vincente al compagno nella partita contro il Godoy Cruz. Chiamano Polo “l’Eto’o del SudAmerica” e lo paragonano a Cristiano Ronaldo. Al momento, non è niente di più che un Edgar Alvarez giovane, grande velocità ma tecnica piuttosto grezza. Certo, avesse il giusto maestro…
- La “figura” della settimana: Mario Fernandes, terzino destro del Grêmio. Convocato da Menezes per il Superclásico de las Americas, non prende l’aereo che avrebbe dovuto portarlo in ritiro. Rifiuta la convocazione (cosa che era successa soltanto due volte in passato nella storia della Seleção, con Leandro, che come Mario Fernandes era un terzino destro, nel 1986, e con Arilson, che come Mario Fernandes era del Grêmio, nel 1996). Almeno sembra. La stampa brasiliana impazzisce, non capendo i motivi della drastica scelta. Il Grêmio con un comunicato annuncia che la decisione del giocatore è stata frutto di motivi personali, e che si allenerà da subito con il resto della rosa. Poi, finalmente, salta fuori la verità. Dopo la partita contro l’Avaí il nostro era andato a festeggiare in un locale che si chiama Be Happy. Evidentemente era talmente happy da dimenticarsi della nazionale. E la sua società, per tutelarlo, si è affrettata a insabbiare la storia con una scusa. Peccato che la Federazione brasiliana avesse messo a disposizione del giocatore un altro volo: ma a quel punto, dopo quell’annuncio, il Grêmio non poteva permettersi altre figuracce. Così Mario Fernandes ha dovuto rinunciare, probabilmente per sempre, alla nazionale.
- La squadra della settimana: la Liga de Quito senza dubbi. In crisi in campionato, minacciata di smembramento nella prossima stagione se non dovesse qualificarsi alla Copa Libertadores, ha risposto in campo prima prendendosi (mezza) rivincita della semifinale di Sudamericana dello scorso anno contro l’Independiente, battuta 2-0 nell’andata degli ottavi del torneo, poi con un eroico Clásico contro il Deportivo in trasferta. Sotto di un gol e in nove dal 35’ del primo tempo per due espulsioni el Albo ha pareggiato con Equi Gonzalez su punizione e tenuto l’1-1 fino a fine partita. Un punto inutile per la classifica, ma una partita straordinaria. Non mi sorprenderebbe vedere Bauza vincere la Copa Sudamericana per poi salutare tutti e dimettersi da vincitore. D’altronde, l’ha detto lui che questo ciclo è finito…
- La partita della settimana: Vasco-Corinthians, prima contro seconda del Brasileirão. 2-2, tante azioni, bei gol (quello di Fagner è una sintesi calcistica stupenda: contropiede e tecnica individuale, una rarità) e soprattutto un risultato psicologico importante. Corinthians che rimonta due volte lo svantaggio, si lamenta per un rigore non concesso e sfiora la vittoria nel finale; Vasco che perde Juninho Pernambucano per un infortunio al polpaccio sinistro (muscolo notoriamente delicatissimo); Vasco che deve pensare anche alla Copa Sudamericana (schiererà molte riserve ai 3500 metri di Cochabamba contro l’Aurora, ma comunque è una trasferta rognosa perché spezza la programmazione settimanale degli allenamenti); Corinthians che invece non ha questo problema e può pensare solo al campionato; rientro di Adriano nel Corinthians vicinissimo; altre inseguitrici che si fanno la guerra tra di loro (San Paolo e Flamengo, Santos e Fluminense), o che perdono il ritmo (Botafogo, complice la solita Copa Sudamericana). Viste le premesse, sembra l’anno buono per il Timão. Ma se lo chiamano anche “Todo Poderoso” un motivo c’è: più che “Onnipotente” tradurrei quel nickname con “Capace di tutto”. Anche di finire per perdere la qualificazione alla fase a gironi della Libertadores come è successo l’anno scorso.
- La camiseta della settimana: quella del Peñarol nella sfida amichevole contro il San Lorenzo, celebrazione dei 120 anni di storia del Carbonero. Una maglia da collezione a grandi scacchi gialli e neri. PS: Zalayeta continua a segnare, e anche tanto.
- Il fatto della settimana: Brasile-Argentina 2-0. Il Brasile vince il Superclásico de las Americas con nazionali che schieravano giocatori provenienti solo dal campionato brasiliano e da quello argentino. Stando alle regole, Sabella ha pensato di convocare tutti gli argentini più forti del Brasileirão: Guiñazú, Montillo, Bolatti, D’Alessandro. D’Alessandro è stato fermato da problemi fisici. Gli altri hanno giocato. L’Argentina è stata schiantata. In questo momento c’è una sola sentenza: nonostante io ami molti dei giocatori della Seleccion “local”, tra tutti Canteros, il campionato brasiliano è di un livello decisamente superiore. Non per niente giusto una settimana fa scrivevo che il calcio argentino non sta vivendo il miglior momento di sempre.
- Il fatto della settimana/2: quattro partite di Copa Sudamericana tra mercoledì notte e giovedì notte. In ognuna di queste giocava una squadra brasiliana o argentina. Totale vittorie di squadre brasiliane o argentine: zero. Come per confermare una volta di più che, specie dopo il Mondiale e la Copa America, anche a livello di club in SudAmerica lo sbilanciamento a favore di queste due potenze è crollato.
- Il fatto della settimana/3: sospeso il campionato peruviano dopo la morte del tifoso dell’Alianza Lima lanciato dagli spalti durante il Clásico contro l’Universitario. Le prossime partite si giocheranno a porte chiuse. Il pubblico tornerà dopo che tutti i club avranno avanzato e messo in pratica una valida proposta comune per combattere la violenza. Universitario e Alianza Lima hanno suggerito di giocare un’amichevole a maglie invertite (come se il Barcellona vestisse una camiseta blanca e il Real Madrid una camiseta blaugrana…). Intanto, in Argentina incidenti prima del Clásico di Avellaneda.
- La frase della settimana: Mauricio Macri (ex presidente Boca Juniors in visita per motivi politici in Spagna): “Questo Boca nella Liga sarebbe una squadra da metà classifica”. Il Boca è in testa al campionato argentino con 5 punti di vantaggio sull’Atletico Rafaela, non perde da 20 partite e nelle prime dieci giornate per otto volte non ha preso gol.
- La frase della settimana/2: Luis Fabiano (attaccante San Paolo) risponde alla domanda di un giornalista che gli chiede perché avesse annunciato che sarebbe tornato in campo contro il Corinthians dopo il suo lungo infortunio, mentre in realtà il giorno del rientro era lontano ancora due partite (ha giocato nella sconfitta 1-2 contro il Flamengo): “Non avevo alcuna possibilità di giocare, mi serviva ancora del tempo per recuperare. Ma è sempre giusto e divertente spaventare il Corinthians”. San Paolo-Corinthians è finita 0-0. All’andata il Corinthians aveva vinto 5-0.
- La frase della settimana/3: Felipe Scolari (allenatore Palmeiras) sui graffiti dei tifosi del Palmeiras che davano del Giuda a Kléber: “Farebbero meglio a non sprecare inutilmente tutta quella vernice. Finché ci sono io qui, le cose non cambieranno”. Felipe Scolari è in trattative con l’Anzhi, la squadra di Eto’o e Roberto Carlos, sponsorizzato proprio da Roberto Carlos.
- La giocata della settimana: Ernesto Javier Chevanton in Colon-Estudiantes. Entra a inizio secondo tempo, gioca dieci minuti, si fa male (infortunio muscolare). Esce piangendo e respingendo compagni e allenatore che cercano di consolarlo. Va dritto negli spogliatoi dopo aver attraversato tutto il campo e mentre i tifosi cantano tutti insieme cori per lui con la squadra sotto di un gol. Commovente. Ps: un minuto dopo la sostituzione di Chevanton, il Colon ha segnato con Federico Higuain (il fratello di Gonzalo).
- Il bello del SudAmerica: a proposito di Colon. Il blasfemo Chino Garcé è sotto attacco. I tifosi gli danno dell’ateo dopo che lui, a capo di un gruppetto di giocatori, ha portato via dallo stadio Cementerio de Los Elefantes la statua della Vergine di Guadalupe (Patrona di Santa Fe) donata nove anni fa da Jorge Fossati. Il motivo? La statua “porta sfiga”. La statua è sparita nel nulla, qualcuno dice sia a Monte Vera, qualcun altro a Buenos Aires. Avvocati, autorità ecclesiastiche, stampa: tutti stanno cercando la Vergine e provano a inchiodare il colpevole del “rapimento”. Il Colon, intanto, non sta andando male in campionato (è quarto con 17 punti), ma ogni volta che la squadra non vince, come è capitato contro l’Estudiantes, i tifosi fischiano furiosi. E una serie di infortuni pazzesca sembra una sinistra maledizione… che peraltro ha colpito pure Garcé, fermato da un problema muscolare a inizio campionato e schierato solo una volta su dieci partite.
- Il bello del SudAmerica/2: capita che l’allenatore decida di far “rilassare” i giocatori concedendo loro una partitella di calcio-tennis. Capita a maggior ragione se si gioca quasi tutti i giorni come sta succedendo in Colombia quest’anno (situazione figlia del Mondiale Under 20 che ha bloccato tutte le altre attività sportive nel Paese). Álvaro de Jesús Gómez, allenatore dell’Itagüí, difficilmente in futuro lascerà i suoi giocatori liberi di terminare la seduta d’allenamento con partitelle o giochetti da cortile. Perché? Perché uno dei suoi attaccanti, Efraín Viáfara, persa la calma per motivi ignoti, ha trasformato il calcio-tennis in kick-boxing, colpendo al volto (volontariamente) il compagno d’attacco Edwards Jiménez. Diagnosi: tre fratture facciali, trauma cranico e (se tutto va bene) due mesi di stop per Jiménez. Rescissione del contratto, con ogni probabilità, per Viáfara. Ma se calcia il pallone con la stessa potenza con cui calcia la faccia, è un talento naturale.
- La “figura” della settimana: Mario Fernandes, terzino destro del Grêmio. Convocato da Menezes per il Superclásico de las Americas, non prende l’aereo che avrebbe dovuto portarlo in ritiro. Rifiuta la convocazione (cosa che era successa soltanto due volte in passato nella storia della Seleção, con Leandro, che come Mario Fernandes era un terzino destro, nel 1986, e con Arilson, che come Mario Fernandes era del Grêmio, nel 1996). Almeno sembra. La stampa brasiliana impazzisce, non capendo i motivi della drastica scelta. Il Grêmio con un comunicato annuncia che la decisione del giocatore è stata frutto di motivi personali, e che si allenerà da subito con il resto della rosa. Poi, finalmente, salta fuori la verità. Dopo la partita contro l’Avaí il nostro era andato a festeggiare in un locale che si chiama Be Happy. Evidentemente era talmente happy da dimenticarsi della nazionale. E la sua società, per tutelarlo, si è affrettata a insabbiare la storia con una scusa. Peccato che la Federazione brasiliana avesse messo a disposizione del giocatore un altro volo: ma a quel punto, dopo quell’annuncio, il Grêmio non poteva permettersi altre figuracce. Così Mario Fernandes ha dovuto rinunciare, probabilmente per sempre, alla nazionale.
- La squadra della settimana: la Liga de Quito senza dubbi. In crisi in campionato, minacciata di smembramento nella prossima stagione se non dovesse qualificarsi alla Copa Libertadores, ha risposto in campo prima prendendosi (mezza) rivincita della semifinale di Sudamericana dello scorso anno contro l’Independiente, battuta 2-0 nell’andata degli ottavi del torneo, poi con un eroico Clásico contro il Deportivo in trasferta. Sotto di un gol e in nove dal 35’ del primo tempo per due espulsioni el Albo ha pareggiato con Equi Gonzalez su punizione e tenuto l’1-1 fino a fine partita. Un punto inutile per la classifica, ma una partita straordinaria. Non mi sorprenderebbe vedere Bauza vincere la Copa Sudamericana per poi salutare tutti e dimettersi da vincitore. D’altronde, l’ha detto lui che questo ciclo è finito…
- La partita della settimana: Vasco-Corinthians, prima contro seconda del Brasileirão. 2-2, tante azioni, bei gol (quello di Fagner è una sintesi calcistica stupenda: contropiede e tecnica individuale, una rarità) e soprattutto un risultato psicologico importante. Corinthians che rimonta due volte lo svantaggio, si lamenta per un rigore non concesso e sfiora la vittoria nel finale; Vasco che perde Juninho Pernambucano per un infortunio al polpaccio sinistro (muscolo notoriamente delicatissimo); Vasco che deve pensare anche alla Copa Sudamericana (schiererà molte riserve ai 3500 metri di Cochabamba contro l’Aurora, ma comunque è una trasferta rognosa perché spezza la programmazione settimanale degli allenamenti); Corinthians che invece non ha questo problema e può pensare solo al campionato; rientro di Adriano nel Corinthians vicinissimo; altre inseguitrici che si fanno la guerra tra di loro (San Paolo e Flamengo, Santos e Fluminense), o che perdono il ritmo (Botafogo, complice la solita Copa Sudamericana). Viste le premesse, sembra l’anno buono per il Timão. Ma se lo chiamano anche “Todo Poderoso” un motivo c’è: più che “Onnipotente” tradurrei quel nickname con “Capace di tutto”. Anche di finire per perdere la qualificazione alla fase a gironi della Libertadores come è successo l’anno scorso.
- La camiseta della settimana: quella del Peñarol nella sfida amichevole contro il San Lorenzo, celebrazione dei 120 anni di storia del Carbonero. Una maglia da collezione a grandi scacchi gialli e neri. PS: Zalayeta continua a segnare, e anche tanto.
- Il fatto della settimana: Brasile-Argentina 2-0. Il Brasile vince il Superclásico de las Americas con nazionali che schieravano giocatori provenienti solo dal campionato brasiliano e da quello argentino. Stando alle regole, Sabella ha pensato di convocare tutti gli argentini più forti del Brasileirão: Guiñazú, Montillo, Bolatti, D’Alessandro. D’Alessandro è stato fermato da problemi fisici. Gli altri hanno giocato. L’Argentina è stata schiantata. In questo momento c’è una sola sentenza: nonostante io ami molti dei giocatori della Seleccion “local”, tra tutti Canteros, il campionato brasiliano è di un livello decisamente superiore. Non per niente giusto una settimana fa scrivevo che il calcio argentino non sta vivendo il miglior momento di sempre.
- Il fatto della settimana/2: quattro partite di Copa Sudamericana tra mercoledì notte e giovedì notte. In ognuna di queste giocava una squadra brasiliana o argentina. Totale vittorie di squadre brasiliane o argentine: zero. Come per confermare una volta di più che, specie dopo il Mondiale e la Copa America, anche a livello di club in SudAmerica lo sbilanciamento a favore di queste due potenze è crollato.
- Il fatto della settimana/3: sospeso il campionato peruviano dopo la morte del tifoso dell’Alianza Lima lanciato dagli spalti durante il Clásico contro l’Universitario. Le prossime partite si giocheranno a porte chiuse. Il pubblico tornerà dopo che tutti i club avranno avanzato e messo in pratica una valida proposta comune per combattere la violenza. Universitario e Alianza Lima hanno suggerito di giocare un’amichevole a maglie invertite (come se il Barcellona vestisse una camiseta blanca e il Real Madrid una camiseta blaugrana…). Intanto, in Argentina incidenti prima del Clásico di Avellaneda.
- La frase della settimana: Mauricio Macri (ex presidente Boca Juniors in visita per motivi politici in Spagna): “Questo Boca nella Liga sarebbe una squadra da metà classifica”. Il Boca è in testa al campionato argentino con 5 punti di vantaggio sull’Atletico Rafaela, non perde da 20 partite e nelle prime dieci giornate per otto volte non ha preso gol.
- La frase della settimana/2: Luis Fabiano (attaccante San Paolo) risponde alla domanda di un giornalista che gli chiede perché avesse annunciato che sarebbe tornato in campo contro il Corinthians dopo il suo lungo infortunio, mentre in realtà il giorno del rientro era lontano ancora due partite (ha giocato nella sconfitta 1-2 contro il Flamengo): “Non avevo alcuna possibilità di giocare, mi serviva ancora del tempo per recuperare. Ma è sempre giusto e divertente spaventare il Corinthians”. San Paolo-Corinthians è finita 0-0. All’andata il Corinthians aveva vinto 5-0.
- La frase della settimana/3: Felipe Scolari (allenatore Palmeiras) sui graffiti dei tifosi del Palmeiras che davano del Giuda a Kléber: “Farebbero meglio a non sprecare inutilmente tutta quella vernice. Finché ci sono io qui, le cose non cambieranno”. Felipe Scolari è in trattative con l’Anzhi, la squadra di Eto’o e Roberto Carlos, sponsorizzato proprio da Roberto Carlos.
- La giocata della settimana: Ernesto Javier Chevanton in Colon-Estudiantes. Entra a inizio secondo tempo, gioca dieci minuti, si fa male (infortunio muscolare). Esce piangendo e respingendo compagni e allenatore che cercano di consolarlo. Va dritto negli spogliatoi dopo aver attraversato tutto il campo e mentre i tifosi cantano tutti insieme cori per lui con la squadra sotto di un gol. Commovente. Ps: un minuto dopo la sostituzione di Chevanton, il Colon ha segnato con Federico Higuain (il fratello di Gonzalo).
- Il bello del SudAmerica: a proposito di Colon. Il blasfemo Chino Garcé è sotto attacco. I tifosi gli danno dell’ateo dopo che lui, a capo di un gruppetto di giocatori, ha portato via dallo stadio Cementerio de Los Elefantes la statua della Vergine di Guadalupe (Patrona di Santa Fe) donata nove anni fa da Jorge Fossati. Il motivo? La statua “porta sfiga”. La statua è sparita nel nulla, qualcuno dice sia a Monte Vera, qualcun altro a Buenos Aires. Avvocati, autorità ecclesiastiche, stampa: tutti stanno cercando la Vergine e provano a inchiodare il colpevole del “rapimento”. Il Colon, intanto, non sta andando male in campionato (è quarto con 17 punti), ma ogni volta che la squadra non vince, come è capitato contro l’Estudiantes, i tifosi fischiano furiosi. E una serie di infortuni pazzesca sembra una sinistra maledizione… che peraltro ha colpito pure Garcé, fermato da un problema muscolare a inizio campionato e schierato solo una volta su dieci partite.
- Il bello del SudAmerica/2: capita che l’allenatore decida di far “rilassare” i giocatori concedendo loro una partitella di calcio-tennis. Capita a maggior ragione se si gioca quasi tutti i giorni come sta succedendo in Colombia quest’anno (situazione figlia del Mondiale Under 20 che ha bloccato tutte le altre attività sportive nel Paese). Álvaro de Jesús Gómez, allenatore dell’Itagüí, difficilmente in futuro lascerà i suoi giocatori liberi di terminare la seduta d’allenamento con partitelle o giochetti da cortile. Perché? Perché uno dei suoi attaccanti, Efraín Viáfara, persa la calma per motivi ignoti, ha trasformato il calcio-tennis in kick-boxing, colpendo al volto (volontariamente) il compagno d’attacco Edwards Jiménez. Diagnosi: tre fratture facciali, trauma cranico e (se tutto va bene) due mesi di stop per Jiménez. Rescissione del contratto, con ogni probabilità, per Viáfara. Ma se calcia il pallone con la stessa potenza con cui calcia la faccia, è un talento naturale.
- Il bello del SudAmerica/3: la Federcalcio brasiliana ha reso pubblici i dati relativi alle medie spettatori annuali sui campi delle cento squadre impegnate nei campionati dalla Série A alla Série D. Risultato? La miglior media assoluta è quella del Santa Cruz Pernambucano, club di Série D che, secondo la stima CBF, porta oltre 33mila tifosi allo stadio ogni settimana. La curiosità, però, non è che il Santa Cruz abbia più tifosi di Corinthians, Flamengo e compagnia. Ma che questi dati sono talmente attendibili che la media dell’Itumbiara (club di cui abbiamo parlato anche nelle scorse settimane…) è di 10.032 spettatori, ossia il tutto esaurito dello stadio in cui gioca. Ogni settimana. Sempre pieno. Neppure un biglietto invenduto. Peccato che spesso, diciamo sempre, lo stadio Municipal Juscelino Kubitschek sia praticamente vuoto.
- Lo sfogo della settimana: Nicolás Russo, presidente del Lanus, contro l’allenatore del Boca Falcioni: “Condiziona le decisioni arbitrali e le decisioni di Sabella su chi convocare in nazionale, perché vuole che i suoi giocatori siano risparmiati”. Per il Superclásico de las Americas Sabella ha convocato cinque giocatori del Boca Juniors e zero del Lanus (per la verità aveva chiamato il secondo portiere Andrada, che però alla fine non è partito con la Seleccion per un problema a un ginocchio).
- Dal SudAmerica con furore: in sette partite su dieci del week-end di Serie A c’è stato almeno un gol di un giocatore sudamericano. Il più forte di tutti resta, secondo me, il Papu Gomez. Il più lanciato è Palacio. Il più felice Denis, che è stato chiamato nella nazionale argentina da Sabella in modo del tutto inatteso. Perché? Perché sostituira un altro attaccante, che purtroppo si è infortunato in questo fine settimana. Chi? Uno che chiamano Kun…
Futebol é paixão.
- Lo sfogo della settimana: Nicolás Russo, presidente del Lanus, contro l’allenatore del Boca Falcioni: “Condiziona le decisioni arbitrali e le decisioni di Sabella su chi convocare in nazionale, perché vuole che i suoi giocatori siano risparmiati”. Per il Superclásico de las Americas Sabella ha convocato cinque giocatori del Boca Juniors e zero del Lanus (per la verità aveva chiamato il secondo portiere Andrada, che però alla fine non è partito con la Seleccion per un problema a un ginocchio).
- Dal SudAmerica con furore: in sette partite su dieci del week-end di Serie A c’è stato almeno un gol di un giocatore sudamericano. Il più forte di tutti resta, secondo me, il Papu Gomez. Il più lanciato è Palacio. Il più felice Denis, che è stato chiamato nella nazionale argentina da Sabella in modo del tutto inatteso. Perché? Perché sostituira un altro attaccante, che purtroppo si è infortunato in questo fine settimana. Chi? Uno che chiamano Kun…
Futebol é paixão.
bellissimo questo articolo!!!
RispondiEliminaTritolo es un craque.
RispondiEliminaGrazie Tritolo e Danke Petar per concedergli (concederci) questa bellissima rubrica.
assolutamente meraviglioso
RispondiEliminaMolto contento che vi piaccia. Lui ringrazia.
RispondiEliminaConfermo che ringrazio. TRT
RispondiEliminaBuongiorno,
RispondiEliminaPropongo uno scambio link e notando che siete anche voi iscritti in net-parade.it propongo anche il voto reciproco così da poter crescere e ottenere entrambi più visualizzazioni, gestisco http://winningbetpronostici.blogspot.com/
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Ma chi è questo straordinario personaggio che posta queste cose ?
RispondiEliminaMarco Roda
Si chiama Rosario Triolo. Lavora a skysport 24. Sa tutto e di più di calcio sudamericano e non solo.
RispondiEliminaAlmeno uno di SkySport 24 che sa qualcosa. Il 90% (e sono buono) dei conduttori di quelle pietose notizie sarebbe da mandare in miniera senza casco.
RispondiEliminaMarco Roda