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martedì 11 ottobre 2011

L'effetto sceicco

A scuola, con risultati alterni, hanno provato a spiegarci l'effetto Doppler (propagazione del suono se non mi ricordo male). La premiata ditta Pirlo-Caressa ha messo in circolazione l'effetto Magnus (non Norman e nemmeno Gustafsson), ma anche quello è stato recepito relativamente. L'effetto serra grava su di noi ma non sembra che la cosa ci scuota più di tanto. Insomma la parola effetto sembra non avere effetto.
Nel calcio, però, l'effetto sceicco si sta facendo sentire eccome.
Al Manchester City di Mansur Bin Zayd Al Nahian siamo ormai abituati, ma i petroldollari hanno rivitalizzato anche il Paris St Germain e messo sulla carta geografica del calcio spagnolo il Malaga.
Il fenomeno non è nuovo; prima sono arrivati gli americani, poi i russi e anche in Italia la differenza l'hanno fatta sempre i soldi. Poco importa fossero degli Agnelli, dei Moratti o di Berlusconi.
Non è il caso di scandalizzarsi, il mercato è sempre stato drogato.
C'è un unico campionato di quelli che va per la maggiore in Europa a resistere è la Bundesliga. Una squadra non può essere di proprietà straniera e lo sancisce la regola del 50+1 che deve essere tedesco.
In molti sono orgogliosi di questo regolamento, in altrettanti vorrebbero abbattere il muro per poter essere competitivi in Europa ai massimi livelli.
Non mi schiero e lascio a voi la parola, vedendo l'effetto che fa.

8 commenti:

  1. Di per sé, sono contrario alla difesa etnico-corporativo-nazionalista. Non ci garantisce che i proprietari delle squadre non siano delinquenti (vedi caso Italia) e nemmeno che siano innamorati dello sport (vedi un po' ovunque). In Inghilterra c'è la formula retorica del 'fit and proper person' per questo hanno cacciato Shinawatra, ma in compenso solo gli agganci politici fanno di Abramovich fit and proper, perché altrimenti... Io temo che questi sceicchi, oligarchi ecc mollino le squadre nella melma più completa quando si stancheranno del giocattolo, ma anche lì torniamo a punto e a capo: e Gaucci? e Tanzi? e Cragnotti? Quelli mica erano sceicchi, no? Una soluzione potrebbe essere l'azionariato popolare, di cui però dovrei approfondire un po' la conoscenza. Cmq, come sempre,tema molto interessante Peter ;-)

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  2. La Germania è un passo avanti a tutti, ma l'importante è che il calcio tedesco non subisca mai effetti simili a quello brasiliano, dove banche e case farmaceutiche hanno in mano i destini di tutte le squadre. Se la tal banca finanzia l'arrivo di Ronaldinho, decide anche se spedirlo al Flamengo, al Corinthians o al Cruzeiro. Lo spettacolo vince perché ogni anno ne trae vantaggio una squadra diversa, però moralmente non è il top... TRT

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  3. Difficile schierarsi. Da un lato viva i tedeschi perchè diventar la periferia povera di Kazakhstan, Qatar, Abu Dhabi o Bahrain non fa piacere a nessuno. Vero però che forse solo l'economia dei nibelunghi è abbastanza forte (non lo dico io, ma Lidl, Volkswagen e gli aiuti all'Ellade) per resistere al nuovo mondo che avanza. Il giorno in cui si muoveranno i cinesi è lontano? Chissà.

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  4. sogno un mondo dove l'azionariato popolare possa essere l'unica (o la maggioranza) delle risorse nello sport. Al tifoso il potere, in tutti i sensi. Dal contestare ma anche nel finanziare la squadra. Nel vero senso della parola.

    O'Barone

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  5. D'accordissimo sulla regola del 50+1. Peccato che le proprietà siano spesso specchio della potenza economica del loro paese d'origine.
    E' vero, esistono casi come la Spagna, dove la proprietà è "popolare", e il calcio si balla, in campo, a suon di milioni e flamenco (o sardana). Ma nel nostro caso, si balla la decadance...

    Sg

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  6. Dare una squadra ad un magnate russo/arabo/americano/ecc. è un rischio, a mio avviso, folle : questo, dopo un po', si rompe le palle e lascerà dietro di se macerie (ricordate il Berlusconi con la mitica "Polisportiva Mediolanum" ? nell'hockey, comprò Jari Kurri a prezzi folli, costringendo altre squadre a fare follie per trattenere/comprare altri giocatori. Dopo un paio d'anni, disse "Scusate, ho scherzate, ciao a tutti". Gli effetti sul sistema furono disastrosi. Idem per rugby e pallavolo). Meglio, molto meglio, a mio avviso, presidenti meno munifici ma più radicati nel territorio (es. Campedelli del Chievo, ma non solo).

    P.S. Non c'entra nulla : la Vezzali credo sia una delle più grandi campionesse all-time, ma credo anche sia simpatica come un riccio nelle mutante. Quando ieri ha chiamato la moviola sul 13-5 a 15" dal termine della finale, ho temuto che la Di Francisca l'avrebbe volentieri infilzata. E non avrebbe neanche sbagliato, per come la vedo io.
    Ciao
    Marco Roda

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  7. Io sono d'accordo con la 50+1 ad una condizione: che le società tedesche non si nascondano dietro a questa regola per non spendere.

    Il Borussia Dortmund ha speso 5 milioni sul mercato, circa. Meno del Torino.
    E guarda caso il presidente del BVB è uno dei sostenitori di questa regola.

    Il Werder dopo aver guadagnato su Ozil, Diego ecc dichiara di non potersi muovere sul mercato se non vende Mertesacker.
    A me pare una presa in giro ed una mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi, tra l'altro considerando il fatto che la squadra di Schaaf per anni ha disputato la Champions League.

    Lo Stoccarda ha perso negli anni tutti i suoi talenti: Gomez, Khedira, Trasch.
    Probabilmente ci sarà la rinuncia a Leno.

    L'entrata degli sceicchi è troppo recente per poter tirare delle somme definitive.
    Fra dieci anni cosa succederà se si stuferanno?
    E' un rischio.

    Quindi bene che in Germania si presti attenzione a questo aspetto, però mi piacerebbe che oltre al Bayern anche altre squadre fossero in grado di tenere i loro talenti e di rinforzarsi a dovere.

    Il pubblico che riempie ogni giornata gli stadi tedeschi lo meriterebbe. Perchè in Bundes la storia è sempre la stessa: o lo Schale lo vince il Bayern o lo perde il Bayern.
    Siccome però il pubblico tedesco c'è anche se non ci sono i campioni, le società non sono incentivate ad investimenti pesanti sul mercato.

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