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lunedì 10 ottobre 2011

Fla-Flu tutto il resto è paesaggio. Monday Morning Tritol


    • Io sono stato a casa 4 giorni e non ho avuto tempo di scrivere nulla ma Tritolo, invece, non si è mai fermato. Ecco le sue elucubrazioni sul magico mondo del calcio sudamericano. Al solito prendetevi una settimana di tempo per digerirle. 

       Ci sono settimane in cui un evento cancella tutto il resto. Questa settimana in Brasile, e in SudAmerica, non c’era nulla che contasse quanto il Fla x Flu. Il Fla x Flu è tutto, e avere la possibilità di guardarlo è un privilegio. È il calcio, è il momento in cui tutto si spegne e si ferma. È la cosa migliore, quella che scuote il cuore di emozioni. Per chi ama il SudAmerica, è un riferimento imprescindibile. È il momento più importante dell’anno. Come diceva Nelson Rodrigues, “tutto è Fla-Flu, il resto è paesaggio…”.

      - La “figura” della settimana: Darío Bottinelli. Due gol pazzeschi negli ultimi cinque minuti del Fla x Flu. Rimontona del Fla che vince 3-2, anche senza Dinho. Eroe.
      La squadra della settimana: il Flamengo. I risultati recenti hanno creato nervosismi e ansie tipiche del Rubronegro, Luxemburgo ha sentito la panchina scricchiolare e Patricia Amorim ha percepito vicino il ‘fracaso’ della sua gestione presidenziale. Ma battere il Flu immeritatamente e negli ultimi minuti in rimonta grazie ai subentrati salva Luxa, fa riardere l’entusiasmo, santifica le scelte di mercato e non solo della dirigenza.

      - La partita della settimana: indovinate un po’? Fla x Flu. Un primo tempo nervoso e spento, con Rafael Moura che esce dal campo sanguinante dopo uno scontro con Renato Abreu. Immagine piuttosto chiara della partita. Secondo tempo impressionante. Il Flu ha più voglia di vincere, e merita. Il Fla ha Bottinelli che con due attacchi d’ira sfonda due volte la porta. Non mi sento di dare colpe al povero Diego Cavalieri (ex Liverpool e Cesena). Il ballo dell’Engenhão fa rabbia: la rabbia di doverla vivere “da qui” e non “da lì”.

      - La camiseta della settimana: sono due. Di due squadre che, peraltro, hanno giocato contro in Copa Sudamericana. La U. Catolica ancora con la sua maglia celeste con una croce obliqua bianca, in edizione limitata solo per questo torneo. Il Vélez con la terza divisa ufficiale, blu con strisce tricolori italiane al centro. Per collezionisti.

      - Il fatto della settimana: l’Argentina domina il Cile nel girone di qualificazione al Mondiale grazie a Messi che torna al gol con la Seleccion dopo 17 partite, e lo stesso fa l’Uruguay con la Bolivia. Il Peru batte il Paraguay piuttosto nettamente. In Brasile la nazionale è criticata perché l’1-0 contro la Costa Rica è un risultato che non soddisfa (la Seleção non deve mai vincere: deve stra-vincere). Conclusioni? L’Argentina e l’Uruguay andranno senza problemi al Mondiale (ma Tabarez ha molto meno lavoro da fare di Sabella: la Seleccion è ancora lontana dall’essere una grandissima squadra); il Peru non scherza; il ciclo del Paraguay è serenamente avviato alla conclusione; Borghi deve svegliarsi, altrimenti rischia di fare il delitto di fallire la qualificazione con una squadra così talentuosa come è il suo Cile; Neymar e Ronaldinho dovranno conquistare la Coppa del Mondo da soli. Ma quando il Brasile è molto criticato, di solito fa molti danni... alle avversarie (si ricordi il cammino pieno di dubbi, cambiamenti e ire improvvise dell’ambiente che poi portò al trionfo nel 2002).

      - Il fatto della settimana/2: ok, il Fla ha vinto contro il Flu. Ma è normale che da una parte mancasse Ronaldinho, dall’altra Fred, perché convocati da Menezes? È normale che il Santos continui a rinunciare a Neymar e il Botafogo a Jefferson? Il calcio brasiliano è in grande crescita, forse ha raggiunto i livelli dei campionati europei di seconda fascia. Per questo quando ci sono le pause per le nazionali bisogna che le competizioni per club, adesso, si fermino. Cosa che avviene peraltro quasi in tutto il resto del SudAmerica.

      - Il fatto della settimana/3: due notizie. La prima, che nel giorno del ritorno di Adriano, complice la sconfitta devastante del Vasco contro l’Internacional al Beira Rio (0-3), il Corinthians è di nuovo la capolista del Brasileirão. Se ‘o Imperador’ giocherà come ha fatto due anni fa con il Flamengo, c’è il forte rischio che stavolta il Timão non si suicidi come fa di solito e vinca il campionato. La seconda, che la Catolica, persa la quinta partita di fila con la sconfitta in Copa Sudamericana contro il Vélez, a un passo dal record negativo (6) del 1986, è tornata a vincere. Lo ha fatto in Copa Chile contro la U. de Concepcion. Mario Lepe resta comunque a rischio esonero.

      - La frase della settimana: Juan Sebastian Veron, centrocampista dell’Estudiantes, ai tifosi che alla fine dell’allenamento gli chiedevano di smentire le voci sul suo addio al calcio: “Mi ritirerò il 31 ottobre dopo la partita contro il Racing Avellaneda”.

      - La frase della settimana/2: Ricardo Gomes, allenatore del Vasco da Gama: “Tornerò a febbraio, sto facendo di tutto per riuscirci perché voglio essere campione sul campo con la squadra. Il peggio è passato, vado a far la guerra”. Ricardo Gomes è stato in fin di vita dopo un ictus sofferto durante la sfida contro il Flamengo. L’operazione al cervello è durata diverse ore. Adesso muove nuovamente braccia e gambe, ed è quasi completamente ristabilito.

      - La frase della settimana/3: Fernando Cavenaghi, attaccante del River Plate, dopo aver segnato la sua quarta tripletta in carriera con la Banda alla fine della sfida vinta per 7-1 contro l’Atlanta (22esima volta che i Millonarios segnano così tanti gol in una sola partita): “Vale tre punti”.

      - La giocata della settimana: la punizione di Bottinelli per il 2-2 momentaneo del Flamengo. Un tiro irrazionale con una traiettoria impensabile. Penso che se l’avesse calciata Ronaldinho non avrebbe segnato. D’altra parte, per i giornali brasiliani quello di Bottinelli è stato un “Dia de Messi”. I casi della vita…

      - Il bello del SudAmerica: c’è il Fla x Flu e tutto si ferma. O meglio, quasi tutto. I concerti (due!) di Justin Bieber (chi?!) all’Engenhão si fanno lo stesso. Risultato: prato rovinato e raffazzonato all’ultimo alla meno peggio, e Botafogo, vero padrone di casa (Fla e Flu giocherebbero al Maracanã, ma è chiuso per i restauri in vista del Mondiale 2014) sfrattato al São Januario, nel campo del Vasco. Il Glorioso fa 2-2 contro il Bahia dell’ex allenatore, ‘Papai’ Joel Santana, e non riesce ad avvicinarsi alle prime.

      - Il bello del SudAmerica/2: dieci ore di viaggio lungo la Bolivia, 770 chilometri per arrivare ai 3000 metri di Cochabamba. In autobus. Con altre 30 persone. È la storia di Wênyo Carvalho, studente brasiliano che vive a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. Tifoso del Vasco, ha deciso di vivere questa avventura per vedere la sua squadra in Copa Sudamericana. Gli è andata male. Il Vasco a Cochabamba ha perso 3-1 (seconda vittoria internazionale della storia dell’Aurora dopo quella sul Nacional de Asuncion), e si è presentato con soli quindici giocatori (tre titolari, poi solo riserve e ragazzini con quattro panchinari anziché sette). L’allenatore ad interim Cristovão Borges, quello per intenderci che sostituirà Ricardo Gomes fino al rientro dopo l’ictus, ha organizzato una trasferta “low cost” puntando al campionato, dove il Vasco era primo. Ecco, ciò che penso (come avevo scritto settimana scorsa) è che non conti chi porti e chi no. La concentrazione di una squadra tende a calare se un evento qualsiasi sconvolge la routine settimanale. Dividere il gruppo in due, poi, è un errore concettuale imperdonabile per un allenatore. Vuoi mettere in campo solo le riserve? Fallo, ma porta tutta la squadra in trasferta! Cristovão ha agito diversamente. Il Vasco ha preso tre gol anche dall’Internacional e non è più la capolista del Brasileirão.

      - Il bello del SudAmerica/3: Noir e Peratta sono il centravanti e il portiere dei Newell’s Old Boys. Sembra siano stati beccati dalla polizia a Rosario in macchina, e accusati di atti osceni in luogo pubblico. La società, poi, avrebbe tentato invano di insabbiare tutto. Noir è stato ironico e strafottente, dicendo che aveva solo subito uno scherzo di cattivo gusto, una voce pazza che gli aveva dato fastidio solo perché rischiava di ferire la famiglia. Peratta, invece…: “Rosario è una città in cui una squadra, il Central, non riesce mai a venir su dalla B, e l’altra, noi, rischia di retrocedere sempre. Ci sono cretini e str**** ovunque. Non è stata sede della Copa America. L’allegria qui è morta, e tutti odiano tutti”. Se non è un’ammissione, ci va molto vicino.
      PS: sia chiaro, nulla contro nessuno. Ma i signori in questione hanno entrambi famiglia…


      - Il bello del SudAmerica/4: il momento di gloria de ‘L’Arquero Maravilla’, cioè ‘il portiere straordinario’, Marcos Fasanella. Idolo assoluto in Argentina dopo aver parato cinque rigori all’Argentino de Merlo e averne segnato uno nella serie decisiva di una partita di Copa Argentina. Con grande simpatia, dopo essersi detto felice di sentirsi come una rockstar per il pellegrinaggio di gente che per salutarlo viaggia da ogni parte del Paese verso il campo degli Excursionistas (che, per inciso, non ha un nome ufficiale…), ha dichiarato: “Vista la giornata fortunata, avrei dovuto giocare alla lotteria…”.

      - Lo sfogo della settimana: Abel Braga, allenatore del Fluminense, ai microfoni della tv brasiliana a bordo campo dopo l’espulsione seguita al gol del 3-2 di Bottinelli e figlia delle proteste per la punizione da cui era arrivato il pareggio del Fla: “#@!#@@!!###@!”. Irripetibile. Leandro Euzebio, difensore Fluminense, sull’arbitro Felipe Gomes da Silva: “Aveva addosso la maglia del Flamengo”.

      - Dal SudAmerica con furore: Victor Andrade, nato il 30 settembre 1995, era un bambino prodigio brasiliano che il Benfica aveva notato con grande lungimiranza nel 2006. Dopo sei mesi di prova in Portogallo, gli venne offerto un contratto. La famiglia era pronta per partire, ma uno dei programmi tv più noti in Brasile, Fantastico, fece conoscere la sua storia al Paese. Il giorno dopo la dirigenza del Santos chiese un incontro. Victor vide le foto del suo idolo Robinho: “Non voglio più muovermi da qui”. Una settimana fa, compiuti 16 anni, Victor ha firmato il suo primo contratto professionistico con il Santos. Clausola rescissoria: 50 milioni di euro (di 5 milioni più alta di quella di un tale Neymar…). Dal 2013 sarà aggregato alla prima squadra insieme a un altro baby fenomeno, Gabriel Barbosa (classe ’96, che presto firmerà un accordo simile a quello del compagno). Dopo Robinho e Diego, dopo Neymar e Paulo Henrique Ganso, la nuova coppia di stelle del Peixe sarà Victor-Gabriel…

      Futebol é paixão (o resto è paisagem…).


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